La storia della Comab è il frutto di un impegnativo lavoro iniziato negli anni Sessanta, in un periodo in cui l’agricoltura e la vita delle campagne stavano subendo profondissime trasformazioni e si introducevano importanti innovazioni relative agli attrezzi e ai macchinari, al modo di coltivare i terreni e di allevare il bestiame.

Arrivavano i primi trattori, le motofalciatrici, le mietitrebbia, le sementi selezionate, i diserbanti, le mungitrici meccaniche, il mais iniziava ad essere insilato.

Per stare al passo con i tempi, senza essere sottoposti al cappio di investimenti esorbitanti, alcuni giovani di Lonato e Castelvenzago cominciarono ad ipotizzare di riunire le forze, attraverso gruppi di acquisto in grado di garantire la qualità dei mezzi tecnici e, nel contempo, costi accessibili.

Aiutati dall’attività promozionale del Cata (Centro di Assistenza Tecnico-Agraria) di Lonato, sull’esperienza di analoghe esperienze sorte precedentemente a Castelfranco Veneto, si diede avvio ad alcune esperienze di forme associative che interessarono sia l’attività tipicamente agricola che la gestione delle famiglie agricole.

Si formarono diversi gruppi di agricoltori e in primo tempo ogni gruppo si organizzava e gestiva in modo del tutto autonomo,a volte anche in competizione tra loro. Poi iniziò il lavoro di coordinamento da parte del Cata da cui nacque l’idea di una fusione dei gruppi e di costituire una cooperativa.


Dopo essere stata ospitata nei locali del CATA la cooperativa prende in affitto in una palazzina di via De Gasperi un piano di poche decine di metri quadrati, con tre piccoli uffici, una sala pomposamente definita “polifunzionale” e un garage sottostante.

Nel 1980 progetta la costruzione di una nuova sede in proprietà in via Lombardia. La nuova struttura costituita da due piani e ampio magazzino interrato era la realizzazione di un sogno, di una storia nata diversi anni prima.

Anche i fornitori in quei primi anni Ottanta testimoniavano l’importanza di una realtà innovativa nelle modalità operative, ma già decisamente di riferimento anche a livello provinciale.

Programmare: un termine che stupiva i fornitori e nello stesso tempo per loro molto interessante. Sapevano che i prodotti prenotati erano, di fatto, già venduti: parola magica! Anche con l’avvento della nuova sede si continuò a mantenere i numerosi punti di scarico esterni attraverso i quali continuava a passare la maggior parte della merce consegnata ai soci. Il magazzino della sede nuova serviva per lo più come polmone di scorta, i punti di scarico esterni continuavano ad avere un’importanza rilevante e costituivano un punto tradizionale di incontro con i soci.

Nel frattempo era già nata Agricam e si raccoglievano le possibili adesioni per la futura Comazoo.

Con l’avvento di quest’ultima nel ’85 e nel ’86 gli uffici della nuova sede di Lonato rimasero inutilizzati perché tutti i dipendenti della Comab si trasferiscono a Montichiari per contribuire all’avvio della nuova iniziativa; si mantenne in attività solo il magazzino, aprendone però un altro presso le strutture del mangimificio.


Nel 1987 crescendo l’attività di entrambe le realtà vennero separati gli organigrammi delle stesse e la Comab e i dipendenti di quest’ultima tornarono a occupare la sede di Lonato, continuando a mantenere aperto alcuni giorni della settimana il magazzino di Montichiari.

Analogamente a quanto avvenuto in occasione della nascita dell’Agricam la separazione delle strutture rappresentava la riaffermazione della volontà di coinvolgere un sempre maggior numero di agricoltori nella responsabilità della gestione delle attività del gruppo come scuola di crescita personale e di gruppo.

Nel frattempo, siamo alla fine degli anni ’80, si fa sempre più evidente che il vero centro di riferimento anche dei soci della Comab era Montichiari. Il sogno di una nuova sede si ripete nel 1993 e vicino al mangimificio si realizza una nuova palazzina e il capannone che ancora oggi ospitano la Comab.


Al di là del luogo della sede operativa e pur nell’evolversi delle tecniche, ci si accorge che le “fortune” della Comab sono sempre coincise con una precisa volontà e capacità di contatto con i soci attraverso i tecnici.

Capacità di contatto, non solo per assicurare l’assistenza tecnica, intesa come servizio a naturale completamento della fornitura dei prodotti, ma soprattutto come rapporto umano teso ad una crescita di consapevolezza del proprio ruolo di socio. Ruolo che si manifesta anche con la capacità di gestire una attività interaziendale e di partecipare allo sviluppo di imprese sociali oltre che economiche.

Sono gli anni in cui si dà avvio alle nuove politiche agricole.

Nel 1983 si inizia a parlare di quote latte. Il 1986 vede l’inizio delle trattative Gatt. Nel 1992 la riforma Mac Sharry propone la rivoluzione PAC, con la quale si svincolano le sovvenzioni all’agricoltura dal sostegno ai prezzi per passare ai cosiddetti contributi al reddito.


Non sono stati passaggi indolori e immediatamente compresi e accettati dagli operatori agricoli ma i soci della Comab hanno trovato i tecnici della cooperativa pronti ad aiutarli per comprendere almeno i criteri di funzionamento dei nuovi meccanismi e sono stati messi nella possibilità di effettuare per tempo scelte consapevoli.

Proprio questa capacità di sviluppare e consolidare il rapporto con i soci, superando lo scopo primario della Comab, che comunque è e rimane l’acquisizione dei mezzi tecnici necessari alle aziende degli agricoltori, è stata determinante per recepire le istanze della base sociale e ricercare le risposte ai bisogni attuando al proprio interno nuovi servizi o promuovendo la nascita di ulteriori cooperative.

Così nasce anche Comisag.